martedì 3 aprile 2018

Arrivati a Uligamu, MALDIVE!


Preparandoci a lasciare Galle e lo Sri Lanka facciamo la conta dei danni subiti durante la sosta di 12 giorni in questo “marina” dominato dalla risacca: due molle in gomma applicate alle cime di ormeggio distrutte e tre cime rosicchiate dagli anelli del molo (saranno da accorciare).

La mattina di sabato 24 marzo siamo pronti a salpare per raggiungere le Maldive. Prima di noi mollano gli ormeggi Gary e Maurizio, diretti senza soste in Madagascar.

Ci rendiamo presto conto che la discreta finestra meteo annunciata dalle previsioni è volata durante la notte: dovevano essere venti leggeri da nord sugli 8-10 nodi, un bel traverso per tre giorni, invece troviamo 5-6 nodi da SE e da E, che ci danno un apparente al gran lasco e poppa di 2-3 nodi. Morale della favola: tre giorni esclusivamente a motore!
Come se non bastasse poco dopo la partenza ci accorgiamo che l’autopilota principale, forse ubriacato dalla risacca, non risponde più ai comandi. Non ci facciamo troppo deprimere dalla situazione, attiviamo il secondo autopilota e ad una media di 6 nodi, con il motore a 1500 giri, in 3 giorni e 6 ore percorriamo 454 miglia fino ad Uligamu, l’isola più a nord delle Maldive, dove è possibile espletare le pratiche d’ingresso.
Martedì 27 ancoriamo circa 500 metri a SSW del porticciolo, su un fondale di sabbia di 17 metri (7° 04.746’ N, 072° 55.228’ E).

L’acqua è limpidissima e finalmente dopo tanto tempo mi gusto il primo bagno, per controllare l’ancora e il fondale intorno alla barca. Ci sarebbero state alcune belle chiazze di sabbia con profondità minori, sui 4-6 metri, ma sono contornate da reef e teste di corallo, alcuni delle quali si alzano dal fondo in misura dubbia; meglio non rischiare e stare liberi in acque profonde. La cartografia Navionics e C-Map, scarsa di dettagli, non rende l’immagine del porto, ma vediamo un grande traghetto entrare attraverso un canale scavato nel reef, segnalato da paletti bianchi.



Issiamo la bandiera gialla, proviamo a chiamare al VHF, sul canale 16, la Custom, ma non riceviamo alcuna risposta; mentre ci chiediamo come procedere, ecco apparire una piccola barca a motore con a bordo tre personaggi in divisa ed il nostro agente Assad, un giovane sulla trentina, che si rivelerà molto preparato e premuroso.
Le pratiche si svolgono rapidamente; Assad, cui avevamo inviato via mail tutti i documenti, aveva preparato copie per tutti: dogana, immigrazione, esercito (sì perché qui non sale a bordo un ufficiale della Capitaneria ma un militare con tanto di tuta mimetica e stivaloni neri). C’era solo da apporre le firme su tutte le copie e suggellarle con il timbro di Refola, che all’inizio del giro credevamo una civetteria mentre invece è cosa estremamente utile, da Panama in poi.
Assad che conosce le esigenze dei naviganti, era venuto a bordo già dotato di una sim-card locale per noi: 27 US$ per 5 giga di dati validi 30 giorni, con il segnale velocità 4G distribuito in quasi tutte le isole.
Esperite le formalità mi dedico al malato di bordo, il pilota principale, che purtroppo non reagisce ad alcuna cura: ho provato a riprogrammare le funzioni di base, ho smontato e controllato il trasduttore, ma niente da fare, il malato sembra in coma, per il momento lo teniamo sotto controllo.
Il giorno seguente abbiamo appuntamento con Assad al porto per ritirare il permesso di navigazione e organizzare il rifornimento di gasolio; ci accompagna in una piccola locanda dove ci sorprende offrendoci, a titolo di benvenuto, tartine e dolci accompagnati da bevande fresche.
Altrettanto siamo favorevolmente colpiti vedendo che il conto che ci ha preparato corrisponde esattamente al preventivo di molti mesi fa: 995,77 US$ per il primo mese di permanenza, a cui vanno aggiunti 212,63 US$ per il secondo mese, per un totale di 1208 US$ (importo comprensivo di quote governative, agenzia e tasse).

Assad ci fa presente che se andiamo a Malè, la capitale, dobbiamo ottenere (e pagare) un permesso di navigazione extra (150 US$); possiamo decidere anche in seguito e contattare eventualmente il suo collega di Malè. Versiamo l’importo del primo mese in dollari, che ci eravamo procurati in Italia, mentre il saldo lo pagheremo in valuta locale prima di uscire dal paese.
Ci accordiamo per il gasolio, che ci verrà consegnato a bordo nel pomeriggio, in taniche, al prezzo di 0,92 US$/litro, qualche centesimo in più rispetto a quanto pagato a Galle; apprendiamo che il permesso di navigazione non è ancora arrivato dal Ministero del Turismo (!) ma probabilmente ci verrà consegnato insieme al gasolio.
Nella baia è all’ancora anche un catamarano con a bordo una coppia di canadesi; andiamo col dinghy a salutarli ed apprendiamo che fanno il nostro percorso fino a Chagos, che sono arrivati domenica e da tre giorni sono in attesa del permesso di navigazione: “Rassegnatevi - dice Sue - di sicuro dovrete aspettare anche voi quattro giorni”. La prospettiva non ci sorride molto, ma invece, poco prima del tramonto, accompagnato dal solito ufficiale della Custom arriva a bordo Assad con il nostro permesso di navigazione! Poco dopo ci si affianca una barca con a bordo quattro giovani, che trasbordano 7 taniche da 30 litri e con la massima cura, attrezzati con grandi asciugamani per non sporcare la coperta, si occupano personalmente del travaso nel nostro serbatoio, sotto lo sguardo soddisfatto e compiaciuto di Assad e dell’ufficiale.
Prima di salutarci, con grande gentilezza e quasi timidamente Assad ci dice: “Se non siete stanchi, ci piacerebbe offrirvi la cena a bordo di Refola: pensiamo a tutto noi, voi ci offrite un caffè, così possiamo stare un po' in compagnia e raccontarci le nostre storie”. Siamo sorpresi da questa richiesta, ma accettiamo volentieri.
Arrivano poco dopo le 20, sono tutti amici, due di loro erano in divisa durante l’ispezione: hanno con sé vaschette di riso condito con spezie e pesce, forchette, tovaglioli, cocacole.
Noi raccontiamo del nostro giro del mondo, loro della loro vita semplice, di cui però sono orgogliosi: nel villaggio abitano circa 500 persone; alcuni di loro che lavorano per il governo hanno avuto la possibilità di spostarsi nella capitale e guadagnare di più o fare carriera, ma hanno preferito restare. Pur essendo giovani, sono tutti sposati con 2 o 3 figli. Uno di loro è anche un appassionato cuoco e gli sarebbe piaciuto poter cucinare per noi la pasta al tonno fresco, che è una sua specialità.
“Noi purtroppo domani partiamo - diciamo un po’ dispiaciuti - ma fra qualche giorno arriverà un’altra barca italiana, Amandla, con a bordo il nostro amico Fabio, così potrai provare con lui”. “Bene - fa lui di rimando - se sono friendly come voi, sarà un piacere”.

Dopo il caffè e qualche sigaretta, la simpatica comitiva si congeda, con calorosi saluti.
Giovedì 28 marzo alle 10 assistiamo all’arrivo del catamarano “Vamonos” con a bordo Terry, l’australiano conosciuto a Galle, con cui abbiamo condiviso la gita turistica a Kandy. Col dinghy andiamo a porgergli il benvenuto: partito il giorno dopo di noi, ha fatto anche lui tutto il percorso a motore, ma in compenso ha pescato un grosso dorado! Gli lasciamo il nostro nuovo numero di cellulare, torniamo a bordo di Refola e salpiamo, con la prua verso sud.