sabato 24 marzo 2018

TURISTI IN SRI LANKA (con foto!!!!)


Beh, turisti per modo di dire… in realtà durante questa sosta dobbiamo provvedere ad alcune riparazioni, la più importante delle quali è sul dissalatore e ci mette un po' di apprensione, perché affrontare l’oceano indiano senza autonomia di acqua è un bel problema.
Ma procediamo con ordine; lunedì 12 marzo prendiamo accordi con il Port Control di Galle via VHF canale 16 per entrare in porto e assolvere alle formalità: ci dicono di ancorare davanti all’imboccatura del porto ed attendere la “Navy”, che controllerà i documenti e ci scorterà all’ormeggio.
È prudente ancorare ad una certa distanza, per non intralciare le manovre di entrata e uscita delle grosse navi; prendiamo nota degli appunti di altri navigatori e fissando come riferimento un piccolo scoglio appena affiorante circa 800 metri ad ovest dall’ingresso del porto, caliamo l’ancora a metà strada (6°01.906’N 80°13.410’E, su 7 metri di fondale sabbioso).
La Navy non si fa attendere molto e, dopo un veloce controllo, rimane a bordo fino al piccolo marina all’estremità est del porto, oltre il Closenburg Pier. La cartografia non è dettagliata né precisa (ci pone con la barca a terra), le profondità sono regolari, circa 3,5 metri in bassa marea, escursione media di 80 cm. All’interno del marina non c’è onda, ma in compenso una corrente costante crea una discreta risacca che mette a dura prova cime e parabordi.

Dylan, giovane collaboratore del nostro agente, è già sul posto per aiutarci con le cime ed assisterci durante le formalità; tutto si svolge in tempi rapidi, anche se abbiamo la sensazione di essere precipitati in una sorta di burocrazia medievale: quando è il turno dell’addetto all’immigrazione, nel salutarci si rivolge al nostro agente per chiedere se c’è un omaggio per lui, poi vedendo il nostro imbarazzo (non eravamo assolutamente preparati), fa segno di lasciar perdere e se ne va.
Arriva poi la custom (dogana), un ufficiale in divisa sui 45 anni, che ci chiede le quantità di alcool, vino, birra, sigarette e tabacco stivate abbiamo a bordo. Naturalmente mentiamo spudoratamente, ma lui si limita a voler vedere le quantità dichiarate, senza fare ulteriori domande o ispezioni.
Durante il nostro ancoraggio al Watering Point avevamo conosciuto l’equipaggio di un catamarano della Sail Lanka, società di charter che fa attività sulla costa, ma ha la base a Merissa, circa 14 miglia più a sud; avevamo letto sul blog di Adina, una barca di inglesi passati di qui nel 2016, che avevano trovato un buon posto a Merissa, dove lasciare la barca in custodia e potersene andare in giro per più giorni.
Questa soluzione ci allettava; oltretutto una base di charter, solitamente, è anche attrezzata per riparazioni varie. Quando abbiamo esposto al nostro agente questo desiderio, ci ha subito stroncato: “Difficilmente potete ottenere il permesso di navigazione per Merissa, perché è un porto privato; Adina, che è stata nostra cliente, è stata l’ultima barca che ha potuto andarci”.
Ciononostante alla fine della visita esponiamo le nostre esigenze all’ufficiale della custom, il quale, stupendoci, ci dice che non c’è alcun problema, possiamo andare tranquillamente a Merissa e lo ripete anche all’agente.
“Bene - diciamo all’agente - è tutto risolto”, ma questi di rimando: “Non fidatevi, questo ha detto sì, ma se quando tornate per l’uscita c’è in turno un altro ufficiale potreste avere difficoltà (o peggio) per lasciare il paese, lasciatemi verificare nelle sfere alte”.
Dylan ci consiglia di chiamare un certo Paul se abbiamo bisogno di spostarci per andare in città o per negozi; Paul è un autista di tuk-tuk, così sono chiamati i piccoli taxi a 3 posti, una sorta di Ape Piaggio a tre ruote; lo chiama per noi, così possiamo recarci all’ATM e prelevare valuta locale, comprare la SIM card e fare un po' di spesa.

Dopo l’acquisto della SIM card un’altra sorpresa: a causa di violenti scontri avvenuti alcuni giorni fa tra la minoranza musulmana e i buddisti il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e bloccato tutti i social media: quindi niente WhatsApp e Facebook!
Prima di sera arriva la risposta definitiva sull’ipotesi di spostarci a Merissa: è negativa, con la barca non ci possiamo muovere e quindi siamo costretti a restare a Galle. È la prima volta che ci capita una situazione del genere e siamo un po' amareggiati, ma le cose da fare sono tante e ci rassegniamo velocemente a prescrizioni e divieti.
Riprendiamo la manutenzione. Il dissalatore, croce e delizia di questa barca, ci ha mollato nuovamente: prima il motore 220V, che però abbiamo riparato in quanto si trattava solo del condensatore in corto, ma ora il guasto è sul tubo di mandata ad alta pressione, che non posso sostituire pur avendo il ricambio perché si è tranciato il filetto sulla flangia della membrana dove va avvitato.
Mi metto in contatto con il nostro dealer in Italia, che mi rassicura: si possono ordinare i ricambi e rimettere tutto a posto. Finalmente una buona notizia! Chiamo il nostro agente per avere l’indirizzo della spedizione, ma ancora una volta mi cadono le braccia: “A meno che non sia assolutamente necessario, vi sconsiglio di farvi spedire qualsiasi cosa qui, perché pur essendo tax free, il governo manda un commissario appositamente dalla capitale ed oltre alle spese di trasferta aggiungono tasse discrezionali, indipendenti dal valore e dal volume della merce”.
OK, passiamo al piano B: i nostri amici Umberto ed Ornella ci raggiungeranno alle Maldive fra circa tre settimane, così chiediamo loro di portarci i ricambi, e nel frattempo cercheremo di fare una riparazione di emergenza. Sarà comunque necessario partire con una buona scorta di acqua.
La riparazione di emergenza riesce solo in parte: il filetto è stato ricostruito facendo tagliare da una officina la parte guasta e saldando un nuovo terminale, però rimontata la flangia sulla membrana la tenuta con l’alta pressione è scaduta e c’è un po' di sgocciolamento.
Paul, il tuk-tuk driver, ci segnala un negozio di elettronica dove eseguono anche riparazioni, abbiamo l’inverter e il winch di sinistra con la scheda elettronica guasta. Purtroppo, nonostante la buona volontà del tecnico, non riusciamo a risolvere proprio niente, e anzi ci ritroviamo nel conto dell’agente 25 US$ in più, per il “Pass” concesso al tecnico per entrare nell’area portuale.
Nel marina ci sono altre 4 barche, con due delle quali, australiane, facciamo amicizia e ci scambiamo inviti per aperitivi e cene.
Terry è su un catamarano ed è diretto in Mar Rosso, via Maldive, Madagascar. Gary è su un ketch in ferro, molto spartano, da 32 anni vive in barca e fa il giramondo, ne ha viste e fatte di tutti i colori; con lui c’è Maurizio Furlan, ospite per un paio di mesi, australiano al 100% anche lui, ma con genitori italiani di Asiago, emigrati nel 1930. Tutti sono nostri coetanei.
A Galle, tra un giro e l’altro, visitiamo la fortezza, situata sul lato opposto della baia: era la vecchia cittadina coloniale costruita dagli olandesi ed ora è occupata quasi esclusivamente da alberghi e ristoranti.

Per la prima volta dall’inizio del giro (2012), decidiamo di fare i turisti e di lasciare Refola per 3 giorni, dopo esserci assicurati l’elettricità in banchina per far fronte alla sete di corrente dei nostri tre frigoriferi pieni di leccornie. Si uniscono a noi anche Terry e Maurizio, mentre Gary rimane a bordo a fare la guardia alle barche.

Il programma è serrato: sabato mattina alle 7.50 treno fino a Colombo, la capitale dello Sri Lanka. Qui ci separeremo temporaneamente dai nostri compagni di viaggio: noi andremo a trovare i familiari di Marcus, da anni nostro collaboratore domestico a Verona, che vivono a Negombo, piccolo centro una trentina di km più a nord. Terry e Maurizio prenoteranno anche per noi un hotel in città, e ci rivedremo la sera.
Domenica proseguiremo su Kandy, meta turistica a 500 metri di altitudine, che si raggiunge in treno con un itinerario panoramico. Lunedì rientro a Galle.
La nostra deviazione a Negombo è stata fantastica. Michele, amico di famiglia dei nostri conoscenti, è venuto a prenderci alla stazione; anche lui ha lavorato a Verona per 14 anni, poi è rientrato al suo paese con la moglie e i due figli. Ora ha investito i suoi risparmi nell’acquisto di due barche da pesca d’altura, che affitta ottenendo anche una percentuale sul pescato.
Il porto dei pescherecci è sulla strada per Negombo, così Michele vi ha fatto una sosta per mostrarci un’altra barca, simile alla sua, i cui proprietari sono un veronese ed uno srilankese: come si chiama questa barca? Verona- Lanka, naturalmente!

Lunga 15 metri, esce con un equipaggio di 6 pescatori oltre il comandante, con le stive cariche di ghiaccio ed esche di pesce azzurro congelato. Percorre centinaia di miglia per mettere in acqua una linea che le boe tengono sospesa a 20 metri dalla superficie, da cui si dipartono migliaia di ami che scendono di ulteriori 20 metri sottacqua. Per poterle individuare facilmente al momento del recupero, alcune boe sono dotate di segnale radio. Quando la stiva è piena di pescato o si è superato un mese di permanenza in mare, rientrano; vendono il pesce, pagano le spese e dividono il ricavato. Quando va male, rientrano appena con le spese.

A casa di Marcus troviamo ad attenderci la moglie Christine con la figlia, che avevamo già conosciuto a Verona. Sono contente di vederci, Christine ha preparato per noi un pranzo sontuoso, accompagnato da una bottiglia di vino italiano, spedita appositamente da Marcus.


Facciamo i nostri più sinceri complimenti a questa giovane famiglia; grazie al lavoro di Marcus hanno costruito una casa bellissima, che unisce il gusto locale tradizionale alle comodità tipiche delle nostre abitudini occidentali.
Nel tardo pomeriggio Michele ci riaccompagna a Colombo, dopo averci fatto conoscere la sua famiglia e a sua volta mostrataci la sua grande casa, poco distante, con un bellissimo e vasto giardino.

L’appuntamento a Colombo con Terry e Maurizio è all’hotel che hanno prenotato in centro, in una via stretta, piena di negozi di ori e pietre preziose. Quando arriviamo sul posto, una volta individuata la meta, restiamo allibiti: “l’hotel” non ha un vero e proprio ingresso, bensì vi si accede dalla strada attraverso uno stretto corridoio (due persone non possono passare contemporaneamente) che conduce ad una lercia scala interna.

Al secondo e terzo piano ci sono le “camere”: bui sgabuzzini senza finestre, con WC e simil-doccia privata dall’aspetto davvero poco invitante. Lilli ed io non siamo troppo schizzinosi, ma un tugurio è un tugurio… ciliegina sulla torta, la “nostra” stanza ha anche l’aria condizionata guasta, quindi l’aria è irrespirabile.
Il gestore, vedendo le nostre reazioni, dice “Ma abbiamo anche una stanza più arieggiata” e ci mostra un altro orrendo sgabuzzino con grate di mattoni sopra la porta, che prendeva aria dal corridoio… “No grazie” rispondiamo il più gentilmente possibile, salutiamo i nostri amici e ci diamo appuntamento l’indomani in stazione per prendere il treno per Kandy.
Abbiamo un altro indirizzo, lì vicino, già visitato da Terry e Maurizio, che lo avevano scartato perché aveva una sola stanza libera, ma ci rendiamo subito conto che non è molto diverso dal precedente; il proprietario, comunque molto cortese, ci fornisce indicazione per un vero hotel, con tanto insegna, reception, sala di attesa, 30 € /notte anziché 13 € del tugurio.
La sera mangiamo in un simpatico ristorante indiano, frequentato da gente locale, ma rimaniamo delusi della città: alle 8 di sera le strade sono semideserte, sporche e buie e siamo in centro città!
L’indomani alle 8.30 siamo alla stazione, ritroviamo gli amici australiani e prenotiamo l’intercity per Kandy, carrozze riciclate da qualche paese più ricco, ma posti numerati. Il viaggio dura circa 2 ore e trenta minuti e nella seconda parte risale con ampie curve fino a quota 500 metri, con una bella vista sulla verde vallata.
Arriviamo con mezz’ora di ritardo a causa di rallentamenti e lavori lungo la linea.

Questa volta ci siamo informati su internet per la prenotazione alberghiera ed abbiamo alcuni indirizzi; essendo Kandy una città molto turistica, c’è ampia scelta. Il primo che andiamo a vedere è in centro, non eccezionale, ma le camere sono grandi, finestrate, con aria condizionata. Il gestore ci fa lo sconto perché non abbiamo prenotato con Booking.com: 2700 rupie/notte compreso la prima colazione. Sono circa 14 €: accettiamo senza esitazioni.

A differenza di Colombo, la vocazione turistica della città si nota subito, non solo per le diverse etnie in circolazione, ma anche per il centro pieno di negozi e ristoranti aperti fino a tardi. Gli scontri tra estremisti musulmani e buddisti erano avvenuti proprio qui, ma non ne vediamo alcuna traccia e si respira un’aria di assoluta normalità e tranquillità.

Un bel tempio buddista, in cui si dice sia conservato un dente del Buddha, si affaccia su un piccolo lago, mentre l’intera città è dominata da un’enorme statua del Buddha situata sulla sommità della collina. Nel pomeriggio, in un piccolo teatro, ci godiamo uno spettacolo di danza in costumi e maschere tradizionali, accompagnata da musica dal vivo di sole percussioni. La visita al tempio, invece, ci viene negata: i miei pantaloni arrivano appena sopra il ginocchio, e per pochi centimetri sono fuori norma!


Il giorno seguente prima di intraprendere il viaggio di ritorno visitiamo il bellissimo orto botanico, una tenuta di 60 ettari, con piante e fiori classificati ad uno ad uno. Ci sono uccelli di mille tipi, scimmie e … pipistrelli!





Alle 12.50 prendiamo il treno che ci riporta a Colombo: 2 ore e 30 purtroppo interamente in piedi, stipati come sardine. Una sosta di 60 minuti per la coincidenza, e poi altre 2 ore su un treno ancora più pieno del precedente, solo nell’ultima mezz’ora riusciamo a sederci. Rientriamo in barca, a Galle, alle 19.30, quasi distrutti.

Gli ultimi giorni sono riservati ai rifornimenti. 240 litri di gasolio ci vengono consegnati in taniche da 20 litri, paghiamo 145 rupie/litro compreso il trasporto, (circa 0,72 €/L), il prezzo per i locali è 100 rupie/litro. Altri navigatori suggerivano di andare con il tuk-tuk e rifornirsi con un paio di taniche alla volta direttamente al distributore, passando poi il controllo del porto con qualche birra di mancia, ma noi abbiamo preferito la via maestra, spendere 50 € in più ma completare il rifornimento in mezz’ora.
L’acqua non è disponibile in banchina, arriva con un’autobotte (8 US$ per 1000 litri). Viste le condizioni del nostro dissalatore, facciamo il pieno del serbatoio da 1000 litri; avanzano 300 litri, con cui riempiamo le taniche dei nostri amici australiani.
Per la cambusa, siamo già stati informati che la spesa va fatta un po' alla volta, un cartone di birra oggi, uno domani e così per la frutta, verdura e il supermercato. Tonino del Magic ci ha anche indicato un supermercato, vicino al porto: Sea Far City Food gestito da MUDGHEE, un signore che parla italiano, molto attento ai clienti esigenti e disponibile ad aiutarti per esempio avvisandoti quando arrivano i prodotti freschi.
Arriviamo alla vigilia della partenza: l’agente ci invia il conto da pagare, nessuna sorpresa, a parte l’aggiunta di 25US$ per ottenere il pass del tecnico elettronico (inizialmente ne avevano chiesto 50 US$, ma abbiamo protestato e la fattura, come per magia, si è dimezzata).
Ecco il dettaglio per chi è interessato a passare di qui:
Ormeggio al Marina              - US$ 100.00 (tariffa per un mese, anche se la sosta è inferiore)
Pratiche di Check In & Out   - US$   60.00
Outward Port Clearance       - US$   20.00
Tariffa Agente                        - US$ 100.00
Elettricità per 7 gg                 - US$ 17.00 (a consumo)
Acqua 1000 litri                      - US$ 8.00

Sabato 24 marzo abbiamo una discreta finestra meteo per proseguire alle Maldive: circa 3 giorni di navigazione per coprire le 445 miglia fino a Uligamu, l’atollo più a nord dove faremo l’ingresso.
Alle prossime!


lunedì 12 marzo 2018

ARRIVATI IN SRI LANKA 10-03-2018

Questa prima traversata di stagione, che abbiamo definito così “soft”, continua idilliaca: per tre giorni abbondanti, dal pomeriggio del 4 marzo fino a mercoledì 7, abbiamo mare piatto e un vento stabile da nord sugli 8-10 nodi, che prendiamo al traverso e ci fa filare 6,5 - 7 nodi. Insomma, una pacchia!

Poi tutto cambia. Forse abbiamo suscitato l’invidia di Nettuno e lui ha voluto farci pagare pegno: da giovedì 8 il vento inizia a rinforzare da NE sui 12-15 nodi ed anche il mare diventa più mosso, con un’onda da 1-1,5 metri. Alle 18 inizia una serie di temporali estesi, che ci accompagna tutta la notte, con tuoni e lampi che illuminano il cielo a giorno. Durante il mio turno di guardia vedo cadere, ad una decina di miglia, alcuni fulmini di violenza e dimensioni che non ho mai visto in vita mia; per fortuna sono sottovento rispetto a noi e spero che non si avvicinino, ma non posso fare a meno di pensare che se uno di quei mostri cadesse anche solo ad un centinaio di metri potrebbe creare danni irreparabili alla strumentazione della barca.  I groppi con pioggia e vento fino a 30-35 nodi si alternano a momenti di “calma”, sui 15 nodi. La notte passa indenne, i temporali si allontanano e svaniscono.
All’alba di venerdì 9 il vento scompare completamente e rimane solo una fastidiosa onda al traverso che ci fa rollare come un pendolo. Quasi ci vien da dire “si stava meglio quando si stava peggio”.
Fortunatamente ci viene in soccorso Eolo, che dal mattino del 9 comincia a soffiare un po' di aria, dai 10 ai 15 nodi, giusto per farci sopportare meglio l’onda corta al traverso che è diventata ormai sui 2-2,5 metri. C’è ancora qualche groppetto, il sole non riesce a penetrare la densa coltre di nuvole, ma ci accontentiamo!

In tutto questo, navighiamo sempre leggermente a nord dell’intenso traffico delle navi sulla rotta est-ovest e viceversa; la maggior parte ci passa circa 10 miglia a sud, ma alcune debordano dalla loro fascia e ci passano a nord. Bisogna tenere sempre alta l’attenzione nelle guardie, e certo non ci si annoia...
Nella notte tra il 9 ed il 10 marzo siamo in prossimità dell’estremità sud di Sri Lanka; qui come in un imbuto le navi si compattano per incanalarsi nella zona di separazione del traffico: le portacontainer veloci viaggiano a 20 nodi e tendono ad occupare la parte esterna della fascia, ai cui margini navighiamo anche noi, piccolo guscio di noce in mezzo a mille giganti del mare. Di conseguenza, seppure aiutati dall’AIS, la nostra guardia deve essere ancora super attenta; per due volte dobbiamo chiamare via VHF e chiedere: “Ma ci hai visto? Da che parte intendi passare?”. La seconda chiamata è ad una piccola nave che naviga in direzione opposta alla nostra, e la risposta è a dir poco sconcertante: “No, non vi ho visto, ma non preoccupatevi!”. Non preoccuparci? A dire il vero un quarto d’ora con la prua di una nave che ti punta addosso, senza sapere se passerà a destra o a sinistra, qualche ansia la provoca … ricominciamo a respirare quando il bastardo finalmente accosta a dritta, passandoci a poco meno di un miglio di distanza.
Per non farci mancare niente, una volta scampati i pericoli delle grosse navi, ne arriva un altro: decine di barche da pesca, piccole e grandi, sparse un po’ ovunque tra la “Traffic zone” e la costa sud dello Sri Lanka. Finalmente arriva l’alba e con la luce tutto diventa meno complicato; superiamo il faro Dondra Head, il punto più a sud dell’isola e percorriamo tranquillamente le ultime 30 miglia, lungo costa, fino alla grande baia di Galle.
Siamo in anticipo di due giorni sull’ETA comunicato prima della partenza da Langkawi al nostro agente, con il quale formalizzeremo il nostro ingresso in Sri Lanka. L’idea però di affrontare immediatamente la burocrazia locale non ci sorride affatto. Chiamiamo via VHF (Ch 16) il Port Control di Galle e chiediamo l’autorizzazione di fermarci in rada e rinviare le pratiche a lunedì 12. Dopo averci chiesto alcune informazioni (nome della barca, bandiera, provenienza, lunghezza e pescaggio) ci accordano il permesso, rammentando che non ci è consentito scendere a terra.
Alle 13.45 ora di Refola (12.15 local time) di sabato 10 marzo ancoriamo nell’ansa SE, Watering Point (06°01.182’N 80°14.290’E, fondale sabbioso di 7 metri). 
Siamo abbastanza stanchi, soprattutto per le ultime due notti che ci hanno fatto un po' soffrire, ma anche felici per questa nuova piccola impresa. 1.196 miglia, 8 giorni e 4 ore per un totale di 196 ore di navigazione, velocità media 6,1 nodi, 62 ore motore. Niente male!

martedì 6 marzo 2018

NAVIGAZIONE VERSO SRI LANKA 05-03-2018

Ora che abbiamo superato il primo terzo delle 1150 miglia che ci porteranno in Sri Lanka, possiamo dire che la scelta di partire il 2 marzo nonostante il vento debole è stata azzeccata.
È vero che 30 delle prime 55 ore di navigazione le facciamo a motore, a 1400 giri/min., riuscendo a spegnerlo solo per brevi tratti; in compenso il mare è piatto, a volte liscio come l'olio, quello amato dai "Ferri da stiro". Il primo way-point è a 352 miglia da Langkawi, 10 miglia a sud delle Isole Nicobare, ma per evitare una zona che secondo le previsioni ha totale assenza di vento, allunghiamo la traiettoria verso nord. Mossa vincente: non solo riusciamo a fare un po' più di vela, ma siamo anche fuori dalla traccia principale delle navi che escono ed entrano nel Canale di Malacca. Buone le performances di Refola: a motore (1400 giri) 6.5 nodi, a vela 4-5 nodi (di bolina larga) con 5-6 nodi di vento apparente. Carena pulita e vele nuove danno i loro risultati!
Nel primo tratto abbiamo attraversato, ad intervalli quasi cadenzati, fiumi di corrente con direzione N-NE, larghi circa 300-400 metri, che provocavano piccole mascarene ben visibili (di giorno) anche da lontano. Durante l'attraversamento registriamo una deriva di 15°; passato il "fiume", tutto torna regolare fino a quello successivo, circa 5 miglia più avanti.
Nelle prime lunghe ore a motore ho fatto più volte i conti sulla nostra autonomia di carburante, ipotizzando che la situazione si protraesse identica fino all'arrivo, ma a circa 100 miglia dalle Nicobare il vento si stabilizza come speravo da nord, sugli 8-9 nodi; la nostra velocità media sale a 6.5-7.5 nodi, e finalmente possiamo spegnere il motore, ridando carica alle batterie col generatore.
Ogni sera alle 22.00 locali (14.00 UTC) abbiamo un appuntamento radio con Grande Laguna a Mestre: purtroppo la propagazione è difficile, noi sentiamo a tratti anche bene, ma lui avverte appena la nostra presenza e risultiamo incomprensibili. Speriamo migliori nel prosieguo...
Lilli ed io ci siamo adeguati facilmente ai turni, frutto di una consolidata esperienza. Di notte turni di 3 ore: comincio io dalle 21 a mezzanotte, poi Lilli fino alle 3, io fino alle 6, poi Lilli. Di giorno le guardie sono più lunghe ma più flessibili, tenendo conto degli orari fissi: alle 9 colazione, alle 13 pranzo, alle 18.30 aperitivo, alle 20 cena. Lilli prepara la colazione e rassetta, io cucino pranzo e cena. Un'organizzazione perfetta!
Devo dire che questo inizio di stagione molto "soft", con venti leggeri e la luna piena che rischiara quasi tutta la notte, ci conferma una volta di più che è così che a noi piace vivere la barca, non solo come mezzo per spostarci, ma per il gusto di navigare: stare nel mare infinito, sentire la spinta del vento sulle vele, assecondare il rollio e guardare l'orizzonte, ascoltando le nostre musiche preferite.

lunedì 5 marzo 2018

LANGKAWI ADDIO MALESIA

Come detto il 22 febbraio siamo partiti lasciando un pezzetto di cuore a Pangkor, ma questa è la vita dei marinai: oggi qua, domani là, ed è tempo di riprendere il nostro viaggio.
Dopo poche miglia, alle 18.00, ancoriamo a Pulau Talang. Lo scorso anno, proprio qui, abbiamo toccato col timone uno scoglio, da cui questa volta ci teniamo a debita distanza... (5°24.458'N 100°20.487'E, 9 metri di acqua su fondale di sabbia-fango). A parte lo scoglio, si ripete lo stesso copione: arriva un temporale con pioggia e raffiche a 20-25 nodi che mette alla prova la nostra linea di ancoraggio, ma la tenuta è perfetta e dopo un'ora tutto si placa.
Con il buio inizia l'attività dei pescatori; già all'imbrunire vediamo centinaia di barche, di tutte le dimensioni, lasciare la costa e dirigersi al largo. La loro massiccia presenza fa sì che navigare di notte in queste acque (peraltro basse, con fondali tra i 6 e i 10 metri) sia davvero sconsigliabile: troppo alto il rischio di prendere una rete con la chiglia o peggio ancora con l'elica.
Ne abbiamo avuto prova pur essendo fermi all'ancora, nella piccola baia che si affaccia sul canale tra l'isoletta di Talang e la terraferma. Noi siamo ridossati all'isola, lasciamo il canale completamente libero, Lilli è già andata a dormire ed io sono seduto in pozzetto, a gustarmi il mio toscano. Ad un tratto nel buio vedo avanzare lentamente verso Refola un gruppo di 3 luci lampeggianti, bianca-verde-rossa, proveniente da sud. Inizialmente penso che qualche pescatore, incuriosito dalla nostra presenza, si voglia avvicinare, e aspetto che cambi direzione... invece l'accostamento continua imperterrito. "Se fosse un malintenzionato non si muoverebbe con le luci accese", penso. Ad ogni buon conto mi preparo per accoglierlo con una torcia potente e aspetto acquattato in pozzetto, fino a quando le luci si fermano davanti alla prua della barca. A questo punto percorro velocemente il passavanti, accendo la torcia pronto a chiedere minaccioso "Ehi, che ci fai lì?", ma mi accorgo che si tratta di un'asta galleggiante, con le 3 luci lampeggianti! La prendo in mano e vedo che è legata ad una lunga serie di boe. "Una rete alla deriva che ha perso il suo pescatore", penso. La faccio scorrere lungo la fiancata di Refola, dalla parte del canale, e la vedo procedere verso nord con il suo seguito di boe. Credo che sia tutto finito, come pure il mio sigaro, e mi accingo a lasciare il pozzetto per andare a dormire, quando vedo avvicinarsi un peschereccio, non proprio piccolo, cabinato sui 15 metri. Di colpo tutto mi è tutto chiaro: l'asta lampeggiante era la capofila di una grande rete che il peschereccio lascia trasportare dalla corrente e segue lentamente, tenendone la parte terminale. Refola ancorata si è trovata nel percorso ed i due pescatori faticano non poco per evitare che la rete avvolgesse la catena e la barca stessa. Ma ci riescono e si allontanano, dopo avermi rivolto un incomprensibile saluto. Posso andare finalmente a dormire!
La breve tappa all'isola di Talang ci permette il giorno successivo di raggiungere prima del buio l'estremità NE di Penang. Navighiamo il canale ad est dell'isola, passando sotto due grandi ponti che la collegano alla terraferma; la luce libera è 25 metri, la nostra barca ne occupa 20, però il passaggio fa sempre una certa impressione.
Ancoriamo davanti alla città di Georgetown nell'area segnalata dalle croci di Sant'Andrea, a sud del porto dei traghetti (5°24.458'N 100°20.487'E, fondale fangoso di 9 metri).
Un altro temporale serale rinfresca l'aria, mentre per tutta la serata fuochi d'artificio e botti in città fanno pensare a qualche festa, o al prosieguo del capodanno cinese.
All'alba riprendiamo la navigazione, dopo aver impiegato una buona mezz'ora a lavare la catena intrisa di fango. Questa volta il vento sui 10 - 14 nodi da NE ci assiste per tutto il percorso, 63 miglia fino a Langkawi. È un piacere assaporare un po' di vela dopo tante ore a motore; alle 16.45 entriamo nel Royal Yacht Club.
Oltre al completamento della cambusa, abbiamo ancora qualche lavoretto da fare: in primis il nostro terzo frigorifero, che ha smesso di funzionare subito dopo la partenza. Il tecnico di Pangkor che vi era intervenuto già l'anno scorso, sostituendo la piastra del vaporizzatore (fatta arrivare appositamente dall'Italia), aveva quest'anno completato il lavoro rifacendo l'isolamento dei tubi che avevano una eccessiva condensa. Sembrava tutto a posto, ma dopo essere partiti da Pangkor, la piastra ha smesso di ghiacciare.
Il tecnico che chiamiamo al Royal Yacht Club di Langkawi dà l'impressione di essere più esperto e sentenzia: "Qui non circola il gas, probabilmente a causa di un'otturazione". Effettivamente, dopo un paio di interventi, riesce ad eliminare il blocco e a rendere il frigo di nuovo funzionante. Speriamo che duri!
Un altro lavoro in programma è la preparazione di due tubi per lanciare i razzi di segnalazione (ne occorrono due perché i razzi a paracadute sono di misure differenti), da poter dirigere in caso di necessità anche ad altezza d'uomo.
Questo stratagemma di autodifesa è stato suggerito all'amico Tonino del Magic da un comandante di navi conosciuto a Sri Lanka lo scorso anno. Tonino si preparava ad affrontare la navigazione verso il Mar Rosso e l'esperto comandante gli ha consigliato: "Lanciare i razzi in orizzontale è un buon deterrente per eventuali incontri indesiderati". Anche se il Mar Rosso noi lo evitiamo, ho pensato che il dispositivo potrebbe venire utile anche a noi. Lilli, che non può vedere qualcosa che assomiglia ad un'arma nemmeno in fotografia, non nasconde le sue perplessità...
La lista continua con la sostituzione di due rivetti sulla testa del tangone (tranciati), la sostituzione del filtro del gasolio del motore (che perde giri sopra i 2400), l'inverter (che va in blocco). Poi ci sono i preparativi per la traversata di 1145 miglia fino a Sri Lanka: montaggio delle life-lines, fissaggio del gommone in coperta, lavaggio della sentina, rifornimento di gasolio.
Abbiamo da divertirci e coordinarci con i giri per la cambusa ed evitare di stare al sole nelle ore più calde.
Da Stanley, un simpatico cinese conosciuto lo scorso anno, noleggiamo un catorcio di auto per 40 RM al giorno (circa 8 €), che può fermarsi in ogni momento, ma ha l'aria condizionata che funziona.
Il capitolo cambusa è importante, come sempre, ma questa volta dobbiamo pensare ad un approvvigionamento stagionale, almeno per alcuni prodotti come alcolici e birra che qui a Langkawi possiamo comprare Duty Free.
Compriamo frutta e verdura al mercato, in quantità che possa durare circa un mese; al supermercato alcuni prodotti indispensabili per i nostri menù: 12 litri di olio d'oliva extravergine, 30 scatole di pelati, 30 kg. di pasta, 6 kg. di riso, fagioli in scatola, fagioli e lenticchie secchi, tonno in scatola e formaggi vari di origine australiana, solo per indicare le voci più consistenti.
Per la carne abbiamo testato lo scorso anno un negozio "Sailors" gestito da una coppia sudafricana, che lavora la carne importata dal Sudafrica e la congela in piccole confezioni sotto vuoto: abbiamo fatto scorta di bistecche, macinato, hamburger, salsicce, pollo, tanto da riempire il nostro capiente freezer.
Dulcis in fundo, abbiamo scoperto lo scorso anno un negozio cinese, vicino all'aeroporto, che vende gli alcolici senza i limiti imposti dalla dogana e senza registrare alcunché. La nostra scorta stagionale comprende 120 bottiglie di vino, la maggior parte importato dall'Italia, 432 lattine di birra, 8 litri di gin, 5 litri tra brandy, rum, Pernaud.
Per fortuna Refola ha grandi spazi e riusciamo a stivare il tutto.
Da diversi giorni sto monitorando il meteo, per verificare che il monsone di NE spiri regolare e ci consenta di arrivare in Sri Lanka senza sorprese. Generalmente in marzo inizia ad indebolirsi e comparire a volte un debole SW. Le previsioni danno per i primi di marzo vento debole, sui 5-8 nodi, con qualche punta a 10; solo dopo il 7 il monsone di NE rinforza sui 15 nodi. Sono un po' indeciso: non mi sorride l'idea di andare a motore per miglia e miglia, ma neanche quella di rimandare la partenza di almeno 4-5 giorni. Alla fine, visto che tranne l'inverter (che non sono riuscito a riparare) tutti gli altri lavori sono completati, sciolgo la riserva e decido: prenderemo il largo venerdì 2 marzo ed avanzeremo piano piano ... forse la fortuna ci aiuterà con qualche "refolo" inaspettato!